Sassofeltrio prende il suo nome dal masso di gessite sul quale sorge, un’altura dalla quale è possibile godere di panorami unici, che vanno dal mare Adriatico al monte Carpegna.  

Nei pressi di Sassofeltrio, in località Valle Sant’Anastasio, sgorga anche una nota sorgente di acque sulfuree e alcaline.

Fonti storiche lo citano fin dal 756 d.C. quando Sassofeltrio entrò a far parte dello Stato della Chiesa con la “donazione” fatta da Pipino Re dei Franchi al Beato Pietro.

Altre fonti risalgono al 962 quando Ottone I° Imperatore di Germania concesse in feudo a Ulderico di Carpegna il “Sassum” insieme ad altri castelli della zona.

In documenti del 1232 e poi del 1371 viene citato il “Castrum Saxi” fra i domini della Signoria dei Malatesta di Rimini.

La politica espansionistica dei Malatesta fra il 1250 e il 1400 apportò annessioni territoriali anche nella valle del Conca. Nel 1371 il Cardinale Anglico Grimoard, legato pontificio, ebbe a scrivere: “Castrum Saxi habet roccham cum turri fortissima et custoditur pro D.no Malatesta de Malatestiis..”.

Un tale complesso fortificato ebbe sicuramente un peso notevole nel contesto della guerra fra i Malatesta e i Montefeltro di Urbino.

Dopo alterne vicende nel giugno del 1463 il Castello dei Sasso fu definitivamente conquistato da Federico da Montefeltro (Duca di Urbino). La rocca di Sassofeltrio fu ricostruita ex-novo nel punto ove sorgeva la distrutta fortificazione malatestiana. Fu incaricato il più grande architetto militare dei tempo: il senese Francesco di Giorgio Martini.

Egli ci ha tramandato la descrizione e il disegno della Rocca evidenziando come accanto al persistere di sistemi difensivi medievali – percorsi tortuosi, possibilità, di intrappolare gli assalitori con strutture a difese concentriche – fossero messe in atto le innovazioni richieste dai tempi nuovi: sopratutto quel “triangulo tutto massiccio con offese per fianco” costituito dal baluardo a punta di lancia.

Purtroppo di tale costruzione non esiste quasi più alcuna traccia. Parziale diroccamento si ebbe sotto Guidobaldo da Montefeltro il quale ordinò di atterrare le fortezze del suo stato affinché non servissero a Cesare Borgia che lo aveva cacciato dal ducato.

Un’altra distruzione di rocche si ebbe nel 1519 ad opera di Lorenzo De’ Medici, signore di Firenze.

I documenti successivi testimoniano che la Rocca del Sasso aveva ancora una sua funzione: fin dal 1579 nel mastio vi era la Sala Consigliare della Comunità. I verbali conservati nei “Libri dei consigli della Comunità” confermano che tale pubblica sala fu utilizzata fino al 1819.

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